Nei giorni del 8/8 e del 9/8 decidiamo di provare quella che molti definiscono la vetta più impegnativa dell’arco alpino. Circa due settimane prima cominciamo a programmare e pianificare l’ascensione del cervino (Matterhorn per gli svizzeri, Gran Becca in patois) che con i suoi 4478 m rappresenta una delle vette più affascinanti dell’arco alpino. È l’ultima cima che viene conquistata, in quanto verrà raggiunta solo nel 1865 sia dal versante svizzero che da quello italiano, con pochi giorni di distanza.
Ci siamo concentrati principalmente sul creare un percorso GPS preciso e affidabile, utilizzando l’applicazione di Wikilok, e sul raccogliere informazioni da amici o persone sui social che hanno fatto l’ascensione, con l’accortezza di filtrare le varie notizie. Dopo attente valutazioni optiamo per seguire la “via normale italiana” arrivando al rifugio Duca degli Abruzzi il primo giorno e salendo in vetta il secondo giorno, con la consapevolezza in caso di emergenza di potersi appoggiare a capanna Carrel.
Alle ore 16:00 del 8 agosto, lasciata l’auto al parcheggio di Cervinia iniziamo la marciante verso il Duca degli Abruzzi a piedi, lungo la strada bianca utilizzata per i giri in e-bike. Alle ore 18:00 giungiamo al rifugio Oriondè Duca degli Abruzzi dove ceniamo. Alle 22:00 proseguiamo il cammino verso la Capanna Jean-Antoine Carrel, affrontando prima il canalino Whymper e successivamente la parete della Chemine, dove il 3 agosto ha perso la vita un alpinista francese di Strasburgo.
Alle ore 03:00 del 9/8, dopo una breve pausa, abbandoniamo la capanna per iniziare la salita vera e propria verso la Gran Becca. Superata la “corda della sveglia” raggiungiamo il Pic Tyndall, chiamato così in onore del fisico irlandese John Tyndall che lo raggiunse insieme a Carrel nel 1862.
Cima emozionante, con grande significato storico e ricco di alpinità dal momento che il primo a raggiungere la vetta dalla via italiana fu proprio l’alpinista valdostano Jean-Antoine Carrel, guida alpina nato nella Valtournenche nel il 18 luglio 1865, a cui oggi è intitolato l’omonimo rifugio. Carrel fu un uomo di montagna a tutti gli effetti, che dedicò la vita ad essa. Morì nel 1891 dove oggi è situata la “Croix Carrel”. Spirò dopo essere comunque riuscito a trarre in salvo il suo cliente e il suo portantino durante una gita sfortunata dove i 3 incapparono in una forte tempesta. Salendo si sente tutt’oggi l’influenza dei tanti alpinisti che hanno affrontato questa salita, spesso compiendo atti di coraggio e sacrificio, che incarnano perfettamente i valori alpini.
Maresciallo degli Alpini Vichi Alberto e Alpino Braghin Matteo, 4° Corpo d’Armata
Soci Gruppo Alpini Balangero














