Dopo oltre tre anni di conflitto e oltre 600.000 caduti, il 4 novembre 1918 finiva la 1ª guerra mondiale.
I 61 Reggimenti Alpini esistenti a quella data vennero smobilitati, oltre la metà furono sciolti ed alla fine del 1919 gli 8 Reggimenti iniziali ripresero all’incirca la consistenza che avevano nel 1914.
Migliaia di Alpini reduci di guerra tornarono alle loro case, alle campagne spopolate di braccia per il periodo bellico e tutti, o quasi, alla vitale necessità di ricostruire non certo il benessere – che mai ebbero – ma almeno di sollevarsi dall’estrema povertà che il modesto contadino e l’operaio in genere avevano sempre avuto come caratteristica peculiare.

Le differenze abissali di scolarità tra la truppa e gli ufficiali furono un fattore di grandissima importanza per tutte le manifestazioni post-belliche, incluse quelle che portarono alla fondazione di Associazioni d’Arma, compresa quindi l’Associazione Nazionale Alpini.
Infatti, se tutte le manifestazioni in ricordo dei Caduti che si tenevano nelle varie località, che furono scenario di cruente battaglie, o nei paesi che più di altri furono privati dei loro giovani e che i Reduci vollero onorare con monumenti, furono frequentate anche da semplici Alpini, tutte le iniziative di costituirsi in associazione furono promosse da ufficiali. Anche la decisione di differenziare le quote sociali, assegnando una quota molto bassa per i soci ordinari, la dice lunga sulle ristrettezze economiche delle classi meno agiate.

Nel novembre del 1919 a Morgex in Valle d’Aosta, in occasione dello scoprimento della lapide in onore della Medaglia d’Oro al V.M. il Capitano Alpino Avv. Giuseppe Garrone – caduto il 18 dicembre 1917 sul Monte Grappa – da parte dei presenti alla cerimonia, ed in particolare dal Col. Arnaldo Bianco, Avv. Pietro Rivano, Avv. Umberto Balestreri e Avv. Guido Operti, venne espresso il desiderio di fondare la prima Sezione della neonata Associazione Nazionale Alpini fondata in luglio a Milano.
Nel gennaio del 1920, nello studio dell’Avv. Operti, si riunirono Balestreri, Bianco, Chazalettes, Chiesa, Elter, Ferraris, Jona e Rivano per esaminare insieme l’opportunità di promuovere la loro idea di fondare la Sezione di Torino e iniziare la stesura di uno Statuto Sociale.

Per porre le basi di questo statuto venne indetta, il 6 febbraio del 1920 presso il Circolo Ufficiali in congedo, in via Lagrange, la prima Assemblea Costituente della Sezione di Torino. I componenti, tutti ufficiali, sia in congedo sia in servizio, discussero a fondo il problema e come primo punto furono tutti concordi nello stabilire che non venisse attribuito alcun riferimento politico alla costituenda Sezione, semplicemente considerandola una diramazione della Associazione Nazionale Alpini fondata sette mesi prima a Milano.
Promotore di questa decisione fu il Generale Andrea Cerri, presente al dibattito, che con vibranti parole diede la sua adesione quale “primo generale a farne parte come socio”.

Da tutti i presenti venne così eletto Presidente della appena istituita Sezione A.N.A. di Torino. Il Gen. Andrea Cerri restò in carica fino al 1922.
Come già accennato, la quota sociale differenziata fu fissata in lire 5 per i Soci ordinari, lire 10 per i Soci benemeriti e senza alcun limite per i Soci sostenitori.
Un serio problema era costituito, fin da allora, dalla sede in cui riunirsi. Venne provvisoriamente stabilito di incontrarsi il mercoledì sera al caffè Fiorina in via Pietro Micca, poi all’Albergo dei due Mondi in via Saluzzo, poi al Caffè Romano in piazza Castello – perché gestito dal Socio Cap. Basso che concedeva qualche sconto sulle consumazioni.

Ma ai Soci della Sezione di Torino non piace essere considerati avventori oppure ospiti quando vanno in sede e fin da allora (più di ottanta anni fa!) hanno un’idea fissa: ambiscono ad avere una sede propria. Si passò così alla cosiddetta “Rotonda” in via Bertola angolo via Stampatori, dove oggi ci sono i giardini La Marmora. In quella sede gli Alpini potevano disporre di un bel salone per le riunioni, stanze per uffici, segreteria e bar.
Da quanto riportano le cronache del tempo, i mobili erano un ricco campionario di “arte povera” intesa nel senso letterale, acquistati cioè al “Balôn”, il mercatino dell’usato della vecchia Torino.

La prima manifestazione promossa dalla Sezione di Torino, nel settembre 1920, fu la sfilata di 120 Soci che da piazza San Carlo, attraverso via Roma, corso Vittorio Emanuele, ponte Umberto I, giunsero alla Caserma Rubatto per un gemellaggio ideale con gli Alpini in armi. Manifestazione di per sé normalissima, ma che all’epoca rivestiva un significato molto particolare, considerato il clima di dura contestazione a tutto ciò che avesse carattere patriottico nel dopoguerra percorso dall’impoverimento generale e da una forte componente anarchico-socialista nata dalla recente rivoluzione bolscevica in Russia.
Fu comunque un anno di gestazione molto difficile per la Sezione, un anno di lavoro molto faticoso per i problemi che la logistica e la necessità di amalgamare persone di classe sociale, levatura intellettuale e idee politiche diverse, presentavano.

Continuavano i contatti a stretto giro con l’A.N.A. di Milano, che aveva il diritto di disporre dell’elezione del Presidente, del Consiglio Direttivo e di tutti gli organi direttivi ed organizzativi. Infatti l’A.N.A. era stata inizialmente concepita come un organismo sommamente accentratore, alla cui Sede di Milano dovevano far capo tutti gli Alpini d’Italia che avessero voluto dare la loro adesione sottoponendosi al parere dell’unica Giunta di Scrutinio operante. Inoltre i Soci potevano esercitare la loro funzione esclusivamente nell’ambito delle periodiche assemblee che si tenevano tutte a Milano. Questo stato di cose era improponibile e controproducente all’idea di associazionismo giacché era evidente che con il continuo aumento di Soci provenienti da ogni parte d’Italia e soprattutto dall’intero arco alpino, da zone dove il reclutamento valligiano era operante da sempre, non era possibile prescindere dalla naturale tendenza all’aggruppamento, sull’esempio della Sezione di Torino, per regioni e località. Lo Statuto Nazionale fu quindi modificato ammettendo la possibilità di costituire delle sezioni autonome, aventi un proprio consiglio direttivo, una propria giunta di scrutinio, un regolamento sezionale ed un’autonoma contabilità amministrativa.

Tuttavia il nuovo ordinamento Sezionale veniva ancora coordinato con il preesistente Statuto, e ciò non poteva essere del tutto gradito ai Direttivi Sezionali.
Infatti i Soci che si raccoglievano nelle Sezioni – ed erano per la stragrande maggioranza residenti anche a notevoli distanze dalla Sede Nazionale – non potevano far valere le loro aspirazioni e la loro volontà in relazione alla forza numerica che essi rappresentavano, se non attraverso la partecipazione – a titolo personale – all’assemblea dei Soci, convocata sempre a Milano con modalità ed orari che praticamente escludevano i soci non residenti nel capoluogo lombardo. Questo, come detto, creava un notevole malcontento presso le Sezioni, che non si sentivano rappresentate nel modo dovuto. Le reiterate e vivaci richieste periferiche di ulteriori correzioni allo Statuto al fine di adeguarlo alla nuova “geografia” associativa, portarono alla convocazione di un’Assemblea Straordinaria il 25 marzo 1923. Il rappresentante la Sezione di Torino, Avv. Operti, dichiarò tra l’altro:

“(…) Verificatosi nel decorso anno (1922) il noto dissenso in seno al Consiglio Direttivo, i Soci della Sezione di Torino avevano creduto – più che opportuno – necessario, che la questione ormai matura, venisse posta direttamente sul tappeto, nell’intento soprattutto di dare al nuovo Consiglio Direttivo la certezza di essere la diretta ed effettiva emanazione non degli 825 soci residenti a Milano, ma degli oltre 6000 sparsi in tutta Italia, traendo da tale coscienza forza ed autorità per reggere con fermissimo polso le sorti dell’Associazione”.

Dal convincimento di tale necessità aveva tratto origine la proposta presentata da un gruppo di Soci torinesi che, a prescindere dal necessario coordinamento degli articoli dello statuto preesistenti coi nuovi criteri proposti, si sostanziava in definitiva in due punti principali:

creazione di una Sezione anche a Milano e conseguente distinzione del C.D. di essa dal C.D. della Sede Centrale, chiamato a governare l’Associazione e composto in maggioranza, per il suo regolare funzionamento, da Soci residenti a Milano, sede inamovibile dell’Associazione;

sostituzione dell’Assemblea dei Soci partecipanti a titolo personale con un’Assemblea dei Delegati alla sede Centrale, da nominarsi di anno in anno in seno alle Sezioni dai rispettivi Soci nella proporzione di uno a cinquanta.

Tali proposte della Sezione di Torino, nata da poco ma già combattiva, furono fatte proprie da molte altre Sezioni ma, ciò nonostante, non passarono. Furono riproposte ed approvate solo ventiquattro anni dopo, nel 1947, e da allora regolano equamente e democraticamente la nostra vita associativa.
L’8 ottobre 1922, presente il Re, viene inaugurato nella caserma Rubatto un monumento a ricordo dei 5232 Alpini del 3° Reggimento, Caduti nella Guerra 1915-18. Questo monumento, opera dello scultore Alloati, venne poi trasferito nel 1935 a Pinerolo, dove esiste tuttora nel cortile della Caserma Berardi.
Nel novembre 1922 esce – ad esclusivo uso dei Soci – il Bollettino Mensile, che in prima pagina riporta un articolo intitolato “Il Consiglio Direttivo della Sezione”. In esso, tra l’altro, si dice:

“(…) crediamo utile di riportare in appresso i nomi degli attuali componenti il Consiglio Direttivo della Sezione, con l’indicazione delle rispettive scadenze dalla carica:
Presidente, Cav. Col. Guido BOGETTI – scade il 31.12.1923 – rieleggibile.
Vice Presidente, Avv. Cav. Edgardo MINOLI – scade il 31.12.1922 – rieleggibile.
Consiglieri, Cav. Uff. Col. Avv. Arnaldo BIANCO – Avv. Luigi CHIESA – Cav. Uff. Col. Giovanni FARACOVI – Cav. Dott. Luigi LANFRANCO – Dott. Rag. Prof. Luciano JONA – Avv. Cav. Guido OPERTI – Cav. Antonio Leonida PROVAGLIO – Avv. Pietro RIVANO – Cap. Giorgio ROVERE”.

Anche per ognuno dei Consiglieri veniva riportata la data di scadenza e la sua eventuale rieleggibilità. Balza immediatamente all’occhio la composizione del Consiglio, formato da illustri personalità e da affermati professionisti.
Nel 1922 la forza della Sezione è salita a 536 Soci.


Nel mese di novembre del 1923 si sviluppa nella Sezione di Torino quello che può ritenersi il primo accenno della grande volontà degli Alpini di essere solidali con chi ha subito disgrazie o calamità naturali. Gli Alpini torinesi accorrono in soccorso degli alluvionati della Valcamonica (torrente Glemo, Bergamo), gettando così il seme delle futura nascita della Protezione Civile.
A novembre del 1923 il Bollettino Mensile assume la denominazione di “Ciao Pais”, dal saluto che i nostri Alpini si scambiavano incontrandosi, essendo per loro operante il reclutamento regionale, se non addirittura valligiano nei vari Battaglioni.
Nel numero di dicembre del 1923, apparve un articolo intitolato “La nuova testata di Ciao Pais” che diceva:

“(…) comincerà dare valore al nostro foglio col prossimo numero di Gennaio. Non facciamo elogi alla nuova testata, non anticipiamo descrizioni; diciamo solo che il consocio Ajmone si è una volta di più dimostrato degno della sua meritata fama di artista valoroso. E le unanimi approvazioni che han reso il compiacimento di coloro che già han potuto vedere ed ammirare l’opera bella, troveranno la loro conferma nell’approvazione di tutti i nostri Soci. Ma prima che all’amico Ajmone abbia a giungere il plauso e il ringraziamento di tutti i nostri consoci, vogliamo gli giunga quello vivissimo del Consiglio e dei Colleghi che hanno l’incarico della redazione di “CIAO PAIS” sicuri che il nostro modesto ?grazie? sarà gradito egualmente nella sua semplice affettuosità”.

Il mese successivo, gennaio 1924, “Ciao Pais” uscì con la sua brava testata illustrata dalla figura dell’Alpino stracarico con zaino ed alpenstock.
Tale testata resistette fino al gennaio del 1990, quando fu stilizzata per esigenze di stampa. Con il numero di aprile del 1998, su parere positivo del Consiglio Direttivo Sezionale, venne ripristinata la testata originale, ricca di storia e ricordi, elegante nel suo stile di cura dei particolari e carica di ricordi. Grazie ancora, Ajmone!

Come veterana delle Sezioni, con la volontà di non subire passivamente la forza accentratrice della Sede Nazionale, la Sezione di Torino mai cessò di lottare per modificare lo spirito e la composizione del Consiglio Direttivo Nazionale.
I rappresentanti di Torino, in tutte le occasioni che ebbero di poter esternare l’opinione dei Soci presso il C.D.N., levarono la loro voce, anche se con scarsi risultati. Nel Consiglio del 28 febbraio 1926 fu votato a maggioranza che:

“(…) in Milano, sede dell’Associazione, i soci non potessero costituire Sezione, ivi funzionando il Consiglio Direttivo dell’A.N.A.”.

Era proprio l’opposto di come pensavano dovesse essere i rappresentanti della Sezione di Torino, che non votarono ma lessero la seguente dichiarazione:

“Ritenuto che le proposte modifiche, pur facendo una timida concessione al principio della rappresentanza sezionale diretta e collettiva per quanto ha tratto alla composizione del C.D.N. col chiamare a farne parte i Presidenti delle Sezioni (se pur il voto del Presidente di una Sezione con più di mille soci avrà in seno al Consiglio la stessa importanza del voto di un Presidente di una Sezione di cinquanta soci) aggravano d’altra parte i difetti di composizione e di funzionamento di un pletorico Consiglio Direttivo di più di 70 membri, che per contro si ridurrà in pratica a funzionare ed a deliberare con il solo intervento e voto dei componenti l’Ufficio di Presidenza in quanto residenti in Sede, dei Presidenti delle Sezioni viciniori e di qualche altro Presidente di Sezioni lontane particolarmente diligenti, il che non varrà a togliere la responsabilità e a diminuire l’autorità del Consiglio Direttivo come veniva eletto con l’attuale Statuto”.

La Sezione di Torino era consapevole della forza numerica dei soci che rappresentava, in quanto il 30 giugno 1927 era la più cospicua, essendo salito a ben 2.450 il numero dei suoi iscritti.
Si riportano queste notizie, che intrecciano le vicende della nostra Sezione con quelle dell’A.N.A. in senso lato, per evidenziare la fatica e le lotte intestine che i nostri predecessori dovettero affrontare per poter portare, quali lungimiranti antesignani, l’Associazione a livelli di buona gestione amministrativa e di guida democratica che solamente molti anni più tardi si affermarono.

Dalle pubblicazioni sezionali, ed in particolare modo dal “Ciao Pais”, edito in occasione della 21ª Adunata Nazionale tenutasi nei giorni 1-2-3 giugno 1940 a Torino, in clima di esaltazione fascista, non vi è una parola, né un cenno o un’immagine che possano richiamarsi al clima imperante, e questo dimostra il distacco che si era verificato tra base e vertice. Nella sfilata di Torino, molti Alpini marciarono con la cartolina del richiamo alle armi infilata nel cappello: nell’aria aleggiava già il sentore di ciò che di lì a pochi giorni sarebbe accaduto, e nonostante la propaganda del regime, i saggi montanari da sempre sapevano che comunque andassero le cose, per loro ci sarebbero solo state sofferenze, sangue e tutto ciò che avevano già provato in altre occasioni.
Alla data del 14 giugno 1940 la Sezione di Torino ha una forza di 6.810 soci suddivisi in 103 Gruppi.
La Sezione di Torino rimane operante fino alla fatidica data dell’8 Settembre 1943.
Poi la disfatta dell’Esercito, l’occupazione tedesca, e tutti gli altri tragici accadimenti di quel periodo ne provocarono la chiusura e l’interruzione di ogni attività, fino a dopo la Liberazione.
Terminata la guerra, duro fu il lavoro di ricostruzione delle Sezioni e dei Gruppi, i ranghi falcidiati dalle vicende belliche, i fondi inesistenti e da ricreare nonostante l’estrema povertà di tutti e l’inflazione galoppante di una nazione distrutta. Le sedi tornavano ad essere precarie e provvisorie, case bombardate e lutti recenti rendevano difficile pensare ad altre cose che non fossero legate alla stretta sopravvivenza.

Nel frattempo dalla Sede Nazionale vennero presi provvedimenti di estrema rilevanza, il più importante dei quali fu quello che sanciva l’eguaglianza di doveri e di diritti dei Soci, abolendo la distinzione tra Soci “collettivi” (militari di truppa) e “individuali” (ufficiali).
Da quel momento tutti i soci hanno acquisito uguali diritti di eleggibilità alle cariche sociali, indipendentemente dal grado militare.
Nel mese di aprile del 1946 anche la Sezione di Torino poté riprendere l’attività.
L’Avv. Giovanni Battista Garino presiedette il Comitato di Reggenza della Sezione fino all’aprile del 1947 quando, con una regolare assemblea dei Delegati dei 20 Gruppi ricostituiti, venne eletto Presidente.
Immediatamente, nel 1946, la rinata Sezione di Torino presentò a Milano un progetto di Statuto che ricalcava quello che anni prima non era stato accettato dal Consiglio Nazionale.

Questa volta il C.D.N. decise di indire a Milano, il 20 ottobre 1946, un’Assemblea per diramare alle Sezioni questo progetto di Statuto. Vennero esaminati tutti gli articoli della bozza presentata, vennero proposti ed approvati emendamenti a qualche articolo, ma poi, finalmente, fu approvato all’unanimità. Nella stessa Assemblea venne eletto un Comitato Centrale provvisorio, in attesa di regolare votazione da parte dell’Assemblea dei Delegati.
Presidente venne eletto l’On. Ivanoe Bonomi e Vice Presidente l’Avv. Garino e tra i Consiglieri venne eletto l’Avv. Guido Operti, sempre della Sezione di Torino.
Il 16 giugno 1946, la Sezione di Torino, nel 31° anniversario della conquista del Monte Nero da parte del glorioso 3° Reggimento Alpini, pubblicò un “numero unico” del nuovo “Ciao Pais” sul quale apparve un editoriale intitolato “Rinascita”. Da quegli anni, la nostra Sezione fu sempre all’avanguardia come numero di iscritti e come attività sociali, culturali, e soprattutto per il culto delle memorie alpine.

Nel 1954 contava già, prima fra le 72 Sezioni, 6.857 iscritti, primato che terrà fino al 1957 quando fu sorpassata da Bergamo con 8.119 Soci, per poi ritornare la prima nel 1962 con 10.087 iscritti e riperdere il primato l’anno dopo quando Bergamo la superò di 82 unità.
Nel 1961, nel Centenario dell’Unità d’Italia, Torino ospita la 34ª Adunata Nazionale, la prima in cui viene superato il numero di centomila partecipanti.

Gli anni si succedono in un caleidoscopio di eventi di volta in volta belli, tristi o esaltanti.
Sono gli anni che vedono avvicendarsi alla guida della Sezione le figure di Presidenti di grande statura morale quali Nicola Fanci (combattente della Grande Guerra e Cavaliere di Vittorio Veneto), Enrico Guanciali-Franchi, Guglielmo Scagno (ferito in combattimento in Albania e decorato di Medaglia di Bronzo al V.M.).
Anni in cui gli Alpini di Torino crescono, sia nella consistenza numerica, sia nella capacità di prestare servizio a chi ne ha più bisogno, dimostrando come il seme gettato nel lontano 1923 – in occasione dell’alluvione della Valcamonica – ha germogliato, si è irrobustito ed ora è un albero forte che inizia a produrre frutti.
Come in occasione del tragico terremoto che sconvolge, nel maggio 1976, il Friuli. Insieme a tantissimi altri convenuti da ogni parte d’Italia, gli Alpini della Sezione si prodigano con generosità nella ricostruzione. La loro opera si svolge, in particolare, a Villa Santina, al mitico “Cantiere n. 5”, dove vengono costruiti cinque edifici cui sono attribuiti i nomi delle cinque Brigate Alpine. Dure fatiche ricompensate dalla soddisfazione di essere stati ancora una volta utili per chi ne ha più bisogno.
O come, nell’ottobre 1980, quando un nuovo terribile terremoto sconvolge questa volta le terre d’Irpinia, seminando lutti e distruzioni. Tra i primi ad accorrere, i volontari dell’A.N.A. e tra questi – naturalmente – gli Alpini della Sezione di Torino, che prestano la propria opera senza lesinare la fatica. O come, ancora, tra il 1991 ed il 1993 in occasione della costruzione dell’asilo a Rossosch, per celebrare la memoria dei tragici momenti della Campagna di Russia.

Anni in cui Torino ospita ancora diverse Adunate Nazionali: quella del 1977, accolta dai Torinesi come benigna parentesi di serenità e sicurezza in un anno di dure contestazioni e di pericolo per l’incolumità di molte persone nel mirino di frange eversive, e quella del 1988 con l’apoteosi di migliaia di Alpini in questa nostra cara e vecchia città che sa ancora conservare intatti quei valori che l’hanno resa civile e austera, lavoratrice e patriottica. Negli anni che seguono Torino cresce in modo esponenziale anche a livello turistico, la città viene rivista e corretta per il grande evento del 2006 le Olimpiadi Invernali, manifestazione in cui gli Alpini della Sezione hanno il loro peso come volontari. Poi arriva il 2011 con 150° anniversario dell’Unità d’Italia e una fantastica 84a Adunta Alpina con circa 500 mila presenze.

A completamento di questa Storia è doveroso ricordare la presenza degli Artiglieri da Montagna aggregati al NUCLEO 75/13.

“…e portarono i loro cannoni là dove all’uomo comune pesa il pane in tasca”

Nel 1950 l’ing. Franco Trivelli con alcuni “montagnini” esaminò la possibilità di erigere in Torino un monumento all’Artigliere da Montagna. Il prof. Giorgio Rigotti progettò l’opera che, nel 1951, trovò una prima collocazione davanti al Mastio della Cittadella. Alcuni anni dopo, nel riutilizzo dell’area della Caserma Lamarmora, culla della specialità, venne creato il “Giardino degli Artiglieri da Montagna” e, in quell’occasione, fu spostato anche il Monumento.che venne inaugurato con cerimonia solenne il 15 maggio 1977 in concomitanza della 50ª Adunata Nazionale A.N.A. di Torino e denominato Monumento Nazionale all’Artigliere da Montagna.

Per esigenze della Città di Torino, il Monumento subì un ulteriore spostamento, sempre nella stessa area ma nella posizione attuale, e quindi ci fu una nuova inaugurazione il 15 giugno 1991 con una cerimonia solenne e con la partecipazione di numerose Autorità Civili e Militari.
In quell’occasione fu pubblicato un fascicolo celebrativo.
Il Nucleo 75/13 tutela e sovrintende la cura del Monumento e organizza ogni anno, il 4 dicembre, per la festività di Santa Barbara, gli “onori ai Caduti” con l’alza bandiera e la posa di una corona d’alloro.
All’inizio del terzo millennio la nostra Sezione è più giovane e viva che mai. Ha raggiunto traguardi importanti, si è trasformata e migliorata riorganizzando alcune attività sezionali, dando loro un assetto più moderno e funzionale.

È stato costituito il Nucleo Volontari Protezione Civile composto da oltre 250 Soci. I nostri Volontari hanno operato sia in Italia sia all’estero riscuotendo elogi per il loro comportamento, la loro professionalità e per il grande spirito di abnegazione che li guida.
In oltre ottant’anni di vita, con varie vicissitudini e traslochi, abbiamo posto la nostra Sede in tanti luoghi. Abbiamo avuto locali di bar nei tempi eroici della fondazione, sedi prestigiose come l’alloggio della “Bela Rosin” in via della Rocca, altre provvisorie ed improvvisate come lo zoo al Parco Michelotti o come quella – pur dignitosa, ancorché precaria ed inadatta a molte delle nostre esigenze – di corso Regina Margherita, nei locali dell’ex Opificio Militare.
Ma dopo ottant’anni di peregrinazioni, abbiamo scritto la parola fine alla vicenda. Finalmente abbiamo una nostra Sede!

Il progetto, avviato dal Past President Gianfranco Barbieri, è riuscito a realizzare il sogno che già ottant’anni prima animava i Soci della Sezione e che – già da allora, con una costanza ed una lungimiranza da “formichina” – avevano iniziato a mettere da parte dei fondi in vista del raggiungimento dell’agognato traguardo.
Domenica 7 Ottobre 2001, giorno della “presa di possesso” della nostra nuova Casa di via Balangero, resterà una data memorabile nella storia della Sezione: da quel giorno tanti soci si sono avvicendati (con un’assiduità ed un impegno davvero encomiabili) nei mille e mille lavori necessari: dalle demolizioni alle rimozioni di materiale, dalla sede costruzione di murature alle tinteggiature. A tutt’oggi (e i lavori non sono ancora completati) sono state totalizzate oltre 5000 ore di lavoro volontario. E chi non ha potuto fisicamente “dare una mano” ha contribuito generosamente con donazioni in denaro che hanno – almeno parzialmente – attenuato il sacrificio economico sopportato. Si consideri infatti che – a parte un contributo (modesto, ma sempre bene accetto) da parte della più grande realtà produttiva torinese – tutte le risorse necessarie all’attuazione del progetto (acquisto dell’immobile, costo delle opere, trasferimento) sono state reperite all’interno della Sezione, attingendo, come si diceva, ai fondi che da tanti anni erano stati stanziati e dalla generosità dei Soci. E questo è un ulteriore motivo di orgoglio che va ascritto agli Alpini torinesi.
Tutto questo loro lavoro silenzioso, sovente duro, a volte apparentemente insormontabile, ma alla fine fattivo ed efficace, ha consentito l’insediamento della Sezione nei nuovi locali il 27 ottobre 2002.

Da quel giorno i Soci della Sezione di Torino frequentano numerosi la nuova sede, non lesinando suggerimenti e critiche (com’è giusto che sia), ma soprattutto meravigliato stupore, apprezzamento e palpabile soddisfazione per il risultato raggiunto.
Oggi la Sede Sezionale di via Balangero è un complesso funzionale e razionale, sviluppato su quattro livelli, per una superficie complessiva di oltre 1.200 metri quadrati.

Al piano seminterrato sono localizzati il magazzino, l’officina e la rimessa automezzi del Nucleo di Protezione Civile, il magazzino del Servizio d’Ordine Nazionale, la sala prove (completamente insonorizzata) per il Coro e la Fanfara Sezionali, oltre a locali tecnici e servizi.

Al piano rialzato, oltre all’ingresso, sono situati il bar, il circolo, il ristorante, le cucine e locali relativi, i servizi.

Al primo piano una capiente sala polifunzionale (la cosiddetta ?Sala dei Duecento?), il Centro di Documentazione Alpina e relativa biblioteca, le sedi di tre gruppi di Torino (Centro, Alpette, Madonna di Campagna), oltre ai servizi e locali di deposito.

Al secondo piano trovano spazio l’ampia segreteria, la redazione del “Ciao Pais”, la Presidenza, la Sala del Consiglio, la sala riunioni consiglieri, gli uffici del Nucleo di Protezione Civile con la sala radio, i servizi.

All’esterno del fabbricato è stato realizzato un piccolo giardino che – insieme a varie essenze arboree e floreali – è nobilitato dal pennone portabandiera e da un prezioso cimelio, la cui “voce confortava il combattente alpino”, un obice da 75/13, un pezzo storico e simbolico dell’Artiglieria da Montagna, donato dal “Nucleo da 75/13”.
È stato inoltre ricavato un gradevole spazio all’aperto che, nelle calde sere d’estate, offrirà delizioso ristoro alle nostre tradizionali riunioni conviviali.

Abbiamo ripercorso i momenti salienti della ormai lunga vita di questa nostra amata Sezione, “La Veja” come viene chiamata in considerazione della sua primogenitura.
A conclusione, vogliamo sottolineare la schiva fierezza di chi ne fa parte, la testardaggine di chi non riesce al primo tentativo ad ottenere il risultato voluto e riprova, e riprova ancora sino al conseguimento dell’obiettivo.
Vogliamo mettere in risalto le fatiche e le virtù di coloro che non ci sono più – e che non ci avrebbero permesso di farlo se fossero ancora presenti. Si vuole ricordare quell’attimo che tutti noi abbiamo vissuto quando ci siamo trovati quella tessera verde in tasca, pensando di poterlo descrivere a qualche Alpino che quella tessera non possiede ancora.
Come detto abbiamo raggiunto e superato i 95 anni. Più di 95 anni di continua evoluzione e miglioramento.
Siamo sempre tra le più numerose e attive Sezioni dell’A.N.A.
Sta ad ognuno dei nostri Soci la responsabilità di continuare, con i sacrifici che questo comporta e con gli esempi che sapremo dare ai giovani che ci seguiranno.

I PRESIDENTI DELLA SEZIONE

Dal 1920 (anno di fondazione) ad oggi, sono 15 i Presidenti che – con mandati più o meno lunghi – si sono succeduti alla guida della Sezione A.N.A. di Torino.
Battista Garino è l’unico ad aver ricoperto la carica per due volte in periodi separati (dal 1924 al 1928 e, nominato nel frattempo Cavaliere – come riportano gli Annali, dal 1945 al 1958).
L’attuale Presidente, Guido Vercellino, è in carica dal giugno del 2017.

L’elenco dei Presidenti comprende:

Andrea CERRI
dal 1920 al 1922

Guido BOGGETTI
dal 1922 al 1924

Battista GARINO
dal 1924 al 1928

Donato ETNA
dal 1928 al 1930

Alfredo COLOMBINI
dal 1930 al 1932

Tommaso BISI
dal 1933 al 1935

Ugo PORTA
dal 1935 al 1936

Camillo BECHIS
dal 1936 al 1938

Alessandro RIGHETTI
dal 1938 al 1945

Battista GARINO
dal 1945 al 1958

Nicola FANCI
dal 1958 al 1978

Enrico GUANCIALI-FRANCHI
dal 1978 al 1982

Guglielmo SCAGNO
dal 1982 al 1994

Antonino PERLA (f.f.)
dal 23/05/94 al 11/09/94

Gianfranco BARBIERI
dal 1994 al 2001

Giorgio CHIOSSO
dal 2001 
al 2011

Gianfranco REVELLO
dal 2011 al 2017

Guido Vercellino
dal 2017 e attuale Presidente